Progetto Facce da STEM

Progetto Facce da STEM

A cura di Samuel Rossi, Maria Vittoria Manfrè, Greta Zanella e Elia Lovat

Il progetto che vi vogliamo raccontare si chiama Facce da STEM e ci ha tenuti impegnati negli ultimi due anni.
Sapete che cosa significa STEM?
La sigla STEM in inglese sta per Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica.
Facce da STEM ci ha permesso di conoscere, attraverso una serie di interviste online o in presenza, alcuni protagonisti del mondo scientifico: scienziati e ricercatori, più o meno giovani, famosi o meno conosciuti, donne e uomini che con il loro lavoro, molto spesso “nascosto”, cambiano le nostre vita.
Da dove nasce l’idea?
Ci siamo resi conto che la maggior parte di noi ragazzi considera le materie
tecnico-scientifiche difficili, solo per pochi. Questo riguarda i ragazzi, ma ancora di più le ragazze, che spesso percepiscono se stesse come “più portate per le materie umanistiche”, anche se i loro risultati scolastici nelle discipline scientifiche sono addirittura più alti di quelli dei colleghi maschi. Lo confermano anche le statistiche internazionali.
Così abbiamo deciso di esplorare il mondo della ricerca conoscendone i
protagonisti.
Abbiamo intervistato Dava Newman, ingegnere del Massachusetts Institute of Technology di Boston che ha progettato la Biosuit, la tuta che porterà l’uomo su Marte, Enrico Bravin, fisico del Cern di Ginevra, che ha partecipato al famoso esperimento sul bosone di Higgs, Marco Squarcina, un hacker buono e tanti altri.
Le nostre interviste sono state tradotte in biografie, testi informali e accattivanti, scritti da noi per i nostri coetanei, e raccolte in un libro che verrà pubblicato in autunno dalla casa editrice Gemma Edizioni.
I testi sono accompagnati da illustrazioni, realizzate dagli alunni del Liceo Artistico Statale Guggenheim di Venezia, che ritraggono i nostri ricercatori come supereroi.
Noi ci siamo occupati del concept, abbiamo immaginato per loro superpoteri e armi fantastiche, abbiamo descritto nel dettaglio i costumi e le pose, i nostri compagni più grandi hanno prestato le mani alla nostra fantasia.
Dopo questo percorso non diventeremo tutti scienziati o ingegneri, ma sicuramente abbiamo imparato a credere di più in noi stessi, a pensare in grande, perché anche persone “normali” possono sognare mestieri “speciali”.

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